Cronache della Folgoluce 1 - La Via dei Re by Brandon Sanderson

Cronache della Folgoluce 1 - La Via dei Re by Brandon Sanderson

autore:Brandon Sanderson [Sanderson, Brandon]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


«Anche se molti desideravano che Urithiru venisse costruita ad Alethela, era evidente che non poteva essere. Fu così che chiedemmo che venisse situata a ovest, nel posto più vicino a Onor.»

Forse la fonte originale più antica che sia sopravvissuta che menziona la città, citata nuovamente ne Il Vavibrar, riga 1804. Cosa non darei per un modo per tradurre l'Albacanto.

La forza del folgomuro quasi gli fece perdere i sensi, ma il suo improvviso gelo lo riscosse dandogli lucidità.

Per un momento Kaladin non riuscì ad avvertire altro che quel freddo. Era premuto contro il lato della caserma da quella prolungata scarica d'acqua. Rocce e pezzi di rami si infrangevano contro la pietra attorno a lui; era già troppo insensibile per capire quanti sferzavano o impattavano contro la sua pelle.

Lo sopportò, intontito, gli occhi chiusi forte, trattenendo il fiato. Poi il folgomuro passò, imperversando più avanti. La successiva scarica di vento proveniva dal lato: l'aria stava turbinando e soffiando da tutte le direzioni ora. Il vento lo scagliò di fianco - la sua schiena grattò contro la pietra - e su in aria. Il vento si stabilizzò, soffiando di nuovo da est. Kaladin pendette nell'oscurità e i suoi piedi strattonarono contro la corda. In un'ondata di panico, si rese conto che ora era sbattuto dal vento come un aquilone, legato all'anello nel tetto a spiovente della caserma.

Solo quella corda impediva che venisse soffiato via assieme agli altri detriti, per essere scaraventato e gettato davanti alla bufera per tutta quanta Roshar. Per quei pochi istanti non riuscì a pensare. Poteva avvertire solo il panico e il freddo, uno che gli ribolliva fuori dal petto, l'altro che cercava di gelarlo dalla pelle verso l'interno. Urlò, tenendo stretta la sua unica sfera come se fosse un'ancora di salvezza. L'urlo fu un errore, dal momento che lasciò che il freddo gli si riversasse nella bocca. Come uno spirito che gli spingeva a forza il braccio giù per la gola.

Il vento era come un tornado, caotico, che si muoveva in direzioni differenti. Una folata lo sbatacchiò, poi passò e lui cadde sul tetto della caserma con un tonfo. Quasi immediatamente quei venti terribili tentarono di sollevarlo di nuovo, percuotendo la sua pelle con ondate di acqua gelida. Il tuono rimbombava, il battito del cuore della bestia che lo aveva inghiottito. Il fulmine squarciava l'oscurità come denti bianchi nella notte. Il vento era così fragoroso da soffocare quasi il tuono, ululante e gemente.

«Afferra il tetto, Kaladin!»

La voce di Syl. Così smorzata, così minuta. Come poteva sentirla appena?

Intontito, si rese conto che era steso a faccia in giù sul tetto a spiovente. Non era così ripido da farlo rotolare giù immediatamente, e in generale il vento lo stava soffiando all'indietro. Fece come diceva Syl, afferrando il bordo del tetto con dita fredde e scivolose. Poi giacque prono, la testa rannicchiata tra le braccia. Aveva ancora la sfera in mano, premuta contro il tetto di pietra. Le sue dita iniziavano a scivolare. Il vento stava soffiando così forte, cercando di spingerlo verso ovest.



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